martedì 26 novembre 2013

E' morto Costanzo Preve

È morto questa mattina, all’età di settant’anni, a Torino, Costanzo Preve, uno dei massimi conoscitori del pensiero di Marx e dell’intera tradizione marxista, a cui ha recato un contributo critico notevole attraverso una mole imponente di scritti. Intorno alla metà degli anni Novanta del secolo scorso, Preve era diventato, al termine di una combattiva militanza politica ed intellettuale che lo aveva portato dal Pci a Lotta Continua e da questa organizzazione a Dp, un convinto sostenitore della necessità di superare la dicotomia “sinistra-destra”. Filosofo nel senso socratico e illuminista del termine nutriva, come chiunque abbia avuto modo di conoscerlo di persona può testimoniare, un amore vero per la ragione, per il dialogo e per la chiarezza, che lo rendeva del tutto alieno da qualsiasi forma di boria o di disprezzo verso chi non ne condivideva le idee. 

 

Uno dei suoi allievi, Diego Fusaro dedica alla sua figura il column settimanale che, proprio per la triste occasione, anticipiamo a oggi. "Nella verità filosofica Costanzo credeva profondamente: per lui, la filosofia era una pratica veritativa legata alla dimensione storica e sociale. Il suo pensiero, per chi vorrà approfondirlo, è un grandioso tentativo di coniugare Hegel con Marx, ossia una critica radicale della società frammentata con l’esigenza veritativa della filosofia come ricerca di una sintesi sociale comunitaria degna dell’uomo come zoon logon echon, ossia come animale dotato di ragione, di linguaggio e di giusto calcolo delle proporzioni sociali. Costanzo ha scritto più di quaranta libri, dedicati ai grandi temi della tradizione filosofica occidentale. Riteneva – me lo diceva ancora poco tempo fa al telefono – la sintesi più riuscita del suo pensiero il monumentale volume Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia (Petite Plaisance, Pistoia 2013).

È da questo splendido libro – oltre che dai numerosissimi video su “Youtube” – che invito tutti a iniziare a conoscere il pensiero di Costanzo. È un invito che rivolgo anzitutto ai Torinesi, ossia a quelli che più avevano vicino Costanzo, senza saperlo. Le sue condizioni di salute non erano buone da tempo, ma non è per questo che non lo si vedeva presente ai convegni filosofici e alle discussioni pubbliche. Costanzo è stato ingiustamente ostracizzato dal “politicamente corretto” e da quella manipolazione organizzata che controlla millimetricamente cosa si può e cosa non si può dire. Costanzo ha sempre cantato fuori dal coro, preferendo – come amava dire citando Rousseau – il paradosso al luogo comune. Certi pensatori – ha detto Nietzsche – nascono postumi. Costanzo è senz’altro uno di questi.

La sua epoca non l’ha capito, forse perché lui aveva profondamente capito la sua epoca. Le aveva dichiarato guerra. Aveva rinunciato all’adattamento e alla rassegnazione. Non ha mai smesso di combattere, né è passato armi e bagagli al disincantamento, alla rassegnazione e alla santificazione dell’esistente, come hanno fatto miseramente in troppi della sua generazione. È sempre rimasto legato al progetto marxiano di ringiovanimento del mondo e di perseguimento di un futuro meno indecente della miseria presente. Non ha mai rinnegato nulla ed è sempre rimasto all’altezza di se stesso. Non ha accettato compromessi, né scorciatoie. Ha sempre combattuto il presente per quello che è veramente, l’epoca della compiuta peccaminosità di fichtiana memoria. In lui il comunismo non è stato un momento magico quanto effimero della giovinezza, destinato a tradursi nella rassegnata accettazione del presente frammentato: si è, invece, sedimentato in “passione durevole”, in ricerca razionale di un altro fondamento possibile per il legame sociale dell’umanità. Così ha sempre anche inteso il “comunitarismo” (a cui ha dedicato le sue energie teoriche negli ultimi anni), come correzione democratica del comunismo. (...)


Fonte: LoSpiffero

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