venerdì 27 dicembre 2013

«Oggi la peccaminosità è compiuta e forse ci sono le precondizioni sociali perché una nuova forma di coscienza possa nascere. Io non la vedrò sicuramente, ma è molto possibile che le persone che hanno oggi venti o trent’anni non soltanto la vedano, ma ne siano anche protagonisti!» 
 (Costanzo Preve, 1943-2013)

L’eredità di Preve. Note filosofico-politiche 

ad un mese dalla sua morte 

 

I Compagni di Comunismo e Comunità

Un mese fa, il 23 Novembre, Costanzo Preve ci ha lasciati.
Il laboratorio politico-culturale Comunismo e Comunità rimane orfano di quello che a tutti gli effetti possiamo definire come un padre culturale, un riferimento costante, un compagno di strada e un Filosofo di alta levatura e dalle geniali intuizioni, con cui ogni confronto era indirizzato alla ricerca della verità. Insieme abbiamo percorso un cammino comune che per molti affonda le sue radici ormai 12-13 anni fa. Preve è stato fino alla fine elemento attivo nell’opera di elaborazione del laboratorio culturale e ad esso, pur con le contingenti differenze, sentiva di appartenere.
Non tutti lo abbiamo conosciuto nello stesso momento storico, non tutti con la stessa intensità e con lo stesso rapporto personale, ma tutti quanti possiamo dire con certezza di averne tratto lezioni fondamentali per la formazione di ciascuno di noi.
Preve credeva fermamente nella necessità di riaffermare con vigore un’alternativa profonda alla società capitalistica contrapponendosi sia alle teorie del disincanto e della fine della storia sia alle elaborazioni consolatorie ed autoassolutorie in merito al fallimento storico dell’esperienza dei socialismi reali. L’allontanamento di Preve dagli ambienti culturali della sinistra radicale (ambiente in cui era nato e cresciuto) è avvenuto a partire dagli anni ’90 per una doppia e insanabile contrapposizione. Da un lato una contrapposizione filosofica nei confronti dell’ortodossia marxista in tutte le sue varianti per via delle ricadute nichilistiche, relativistiche e meccanicistiche delle sue espressioni più rigide. Da un altro lato una contrapposizione radicale filosofica e culturale nei confronti dell’ambiente genericamente definibile come “sinistra”, contrapposizione maturata per via dell’allontanamento sempre più flagrante negli ultimi 30 anni di tale ambiente dalle sue ragioni e idealità originarie. Preve sosteneva che la sinistra in quanto tale aveva cessato di esistere come soggetto portatore di una critica radicale del capitalismo nel momento di rottura della vecchia società borghese arcaica e conservatrice. Lo spartiacque storico sarebbe quindi stato il 1968, inquadrato, nei suoi termini simbolici, come momento di transizione da un capitalismo conservatore ad un capitalismo integralmente liberalizzato.
A seguito di tali rotture filosofiche e culturali e proprio in virtù di queste, Costanzo Preve aveva radicalizzato negli ultimi anni il suo anticapitalismo e la sua critica profonda della società contemporanea.
Interprete originale del pensiero di Marx, Preve ne ha enfatizzato nella sua opera, gli elementi di continuità con il pensiero greco e con l’idealismo classico tedesco rintracciando più in generale nella storia della filosofia occidentale un filone di lungo periodo (una tradizione di lunga durata) caratterizzato dalla ricerca di pratiche di ricomposizione comunitaria a fronte del disfacimento individualistico e crematistico del mondo.
Del resto, tutta la ricostruzione della storia della filosofia occidentale ha trovato in Preve elementi di forte peculiarità. Due sono, in particolare, i tratti essenziali di tale approccio.
In primo luogo Preve ha utilizzato, in continuità con le intuizioni di Lukacs e dunque nell’alveo di un marxismo non economicistico (dove tuttavia permane la preminenza logica degli elementi strutturali su quelli sovrastrutturali), il metodo della deduzione sociale delle categorie del pensiero. In contrapposizione agli approcci manualistici di storia della filosofia che inquadrano le diverse teorie filosofiche come frutto casuale di intuizioni personali (nate dallo stupore per il mondo), la deduzione sociale delle categorie del pensiero interpreta il pensiero filosofico come risposta ai caratteri fondamentali delle società (non solo quelli puramente economici) in cui si sviluppa e nasce. Tale genesi schiettamente sociale e storica non conduce in alcun modo alla negazione dell’esistenza della verità in senso universale (che infatti Costanzo affermava con convinzione).
In secondo luogo, Preve reimposta il pensiero filosofico occidentale nella sua evoluzione storica lungo una dicotomia peculiare, contrapposta tanto agli approcci dominanti della “filosofia come atto puramente individuale destoricizzato”, quanto alla lettura marxista ricorrente che retrodata all’intera filosofia occidentale le categorie di idealismo e materialismo.
Secondo Preve esiste, invece, nel lungo cammino intercorrente tra il pensiero filosofico greco e quello contemporaneo, una filosofia della dissoluzione sociale contrapposta ad una filosofia della ricomposizione sociale e comunitaria, riflessi di vere e proprie impostazioni e pratiche politiche (il legislatore Solone, ad esempio, inteso come filosofo per eccellenza della ricomposizione comunitaria). Le filosofie ricompositive, in contrapposizione con l’individualismo de-socializzato delle filosofie dissolutive, avrebbero come base genetica la necessità umana di riordinare e riumanizzare contesti sociali disintegrati dallo scatenamento delle forze del denaro e della disuguaglianza. Ed è in questa lunga tradizione filosofica che va da Platone e Aristotele, passa per la filosofia medioevale e si estende fino all’idealismo classico tedesco, che si colloca, secondo Preve, l’essenza del pensiero di Marx.
Al netto della sua polemica anti-idealistica e anti-filosofica (figlia del positivismo e delle sue degenerazioni scientiste), Marx sarebbe a tutti gli effetti un filosofo della ricomposizione comunitaria inserito in una tradizione anti-crematistica e “comunistica” di lungo periodo.
E proprio qui, il Preve storico della filosofia, si lega indissolubilmente al Preve filosofo che afferma l’esistenza della verità.
In decisa e intrasigente contrapposizione ad ogni forma di relativismo e di pensiero debole, Preve credeva che la filosofia fosse la pratica della continua ricerca della verità. L’uomo, i suoi bisogni e le sue necessità realizzative, hanno per Preve un carattere conoscibile ed universale e dunque è possibile affermare che l’uomo possiede una propria natura specifica, una sua ontologia che travalica i dati puramente biologici.
Il tentennamento del pensiero di Marx su questo punto, seppur giustificato dalla necessità di polemizzare con i tentativi della filosofia borghese di imporre un concetto proprietario di natura umana, secondo Preve, avrebbe lasciato spazio a ricadute relativistiche e nichilistiche, ben espresse ad esempio dallo storicismo assoluto.
Cogliendo invece il carattere di lungo periodo del pensiero di Marx, inserito nella lunga tradizione filosofica della ricomposizione sociale e comunitaria, Preve fissa l’elemento che deve fungere da base comune di tutta la filosofia anti-crematistica: l’affermazione di una natura umana sociale e politica, potenzialmente solidale (seppur in modo dialettico e complesso) come dato ontologico stabile, immodificabile e non relativizzabile.
Così facendo, Costanzo ha posto il suo stesso pensiero entro la tradizione di lungo periodo della ricomposizione comunitaria.
La sua è una filosofia della verità. E’ una filosofia del solidarismo sociale come dato imprescindibile di realizzazione della natura umana in tutta la sua completezza. E’ una filosofia umanistica, radicalmente anti-crematistica (e dunque anticapitalistica) e necessariamente polemica con il proprio tempo.
Un’impostazione che ha trovato nella vita di Costanzo una chiarissima traduzione politica che lo ha portato a schierarsi sempre a favore di una società radicalmente diversa da quella attuale (così intrisa di nichilismo, anomia, ingiustizia e derealizzazione dell’uomo). E che lo ha portato a collocarsi sempre dalla parte dei subalterni, degli aggrediti e degli ultimi senza mai cadere tuttavia, forte della propria capacità di discernimento, in pauperismi sociologici o in pseudo-universalismi (mascherati magari da internazionalismo) che hanno portato tanti ad abbracciare universalismi deboli e pericolosi quali i diritti umani globalizzati o i diritti a priori  del popolo o delle masse contro i governi o i dittatori di turno.
Una difesa degli oppressi e delle ragioni di fondo di una società fortemente solidaristica (comunismo, socialismo), quella di Preve, fortificata quindi da un’intelligenza politica e da una lucida analisi sociologica e geopolitica.
Oggi, ad un mese dalla morte del nostro amico, ci sentiamo di ricordarlo così, riaffermando l’essenziale del messaggio filosofico e, quindi, politico da lui lasciato e da tanti ereditato.
Ogni altra considerazione sulle sue scelte filosofiche specifiche e sulle sue posizioni politiche contingenti sarebbe inessenziale e richiederebbe un più lungo confronto che con il tempo avremo modo, ciascuno con le proprie argomentazioni, di fare. Con Preve, infatti, specie nei tempi più recenti, in diversi casi capitava di non trovarsi pienamente d’accordo su alcune posizioni politiche e con alcune scelte di metodo. Le ragioni del disaccordo spesso andavano ricercate nella sua vena polemica (a volte fino all’estremo) che rasentava il gusto della contraddizione e dello stupore dell’interlocutore. In altri casi andavano invece rintracciate nell’impropria radicalizzazione pratica di alcuni spunti teorici di fondo corretti e pienamente condivisibili. Tale lato caratteriale, con i suoi inevitabili risvolti politici, è stato senza dubbio enfatizzato dall’isolamento di Costanzo come pensatore nel panorama dei filosofi marxisti. Come riportato di recente in un ricordo scritto da Sergio Cararo della rete dei comunisti (che abbiamo avuto piacere a leggere) la colpa di tale isolamento è stata anche di chi avrebbe potuto e dovuto, senza rinchiudersi nella gabbia, prestare ascolto ai numerosi aspetti di critica radicale della sinistra sollevati da Preve, prendendoli non come elementi di deviazione da un’ortodossia di costume, ma come spunti serissimi e costruttivi di cambiamento.
Al netto di tutto questo, Costanzo Preve ha tracciato una strada fecondissima, che difficilmente potrà essere ignorata da chiunque abbia realmente a cuore le sorti di questa disastrata umanità in tempi così cupi e apparentemente così poveri di speranze di cambiamento.

La strada è aperta, il cammino da percorrere è lungo.

Emiliano Rizzo

Anch’io, insieme a tanti altri, piango la scomparsa di Costanzo Preve, un grande filosofo mai sceso a patti con nessuno. Da semplice appassionato di filosofia, Preve mi ha insegnato, anche grazie alla parziale lettura del suo ultimo libro Una nuova storia alternativa della filosofia, che le idee filosofiche non sono un’accozzaglia contrapposte di idee che vertono una contro l’altra, ma che esiste in realtà, anche se non sempre chiaro e subito individuabile, un filo conduttore che unisce tutti i filosofi – da Socrate a Gentile – nella ricerca comune della verità.
Ho conosciuto Preve grazie ai video postati su YouTube da Diego Fusaro. Alcuni di essi sono già stati postati da me in questo blog, così come alcuni articoli, come per esempio la difesa di Benedetto XVI contro l’attacco gratuito e rozzo da parte di Umberto Eco. Adesso ci sono rimasti i mastini apologeti del disastro economico, morale e sociale in cui quasi tutti viviamo, per lo meno in Italia.
Di Preve, per fortuna, ci restano le opere e i video.
Ci mancherai.
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Costanzo Preve è andato avanti… Nato a Valenza (Alessandria) il 14 aprile 1943 è morto, all’età di settant’anni, questa mattina (23 novembre 2013) a Torino. Costanzo Preve, è stato uno dei massimi conoscitori del pensiero di Karl Marx e dell’intera tradizione marxista, a cui ha recato un contributo critico notevole attraverso una mole imponente di scritti…
Particolarmente importanti -secondo me- furono due battaglie portate avanti dal filosofo, la prima contro l’asservimento della politica alla grande finanza bancaria e l’altro a favore della libertà di ricerca storica inerentemente gli avvenimenti dell’Olocausto, ovvero la persecuzione nazista contro gli ebrei. Ma per questo Costanzo Preve veniva addirittura accusato di “cripto-nazismo” e di “antisemitismo”.
Scrive Fernando Rossi: “A troppe persone, anche tra i miei amici politici, sfugge l’importanza del lavoro fatto da Preve per leggere la società di oggi, per ridefinire una filosofia della storia, per superare la gabbia della classe mettendo le basi COMUNITARISTE per la liberazione dalla oppressione della grande finanza…”
Riporto qui di seguito un articolo di Preve da noi pubblicato nel 2009 nel blog Altra Calcata… altro mondo
 

venerdì 20 dicembre 2013

Addio Costanzo!
                                                       
 
 
 Carlo Felici

Premetto che questo non vuole essere un necrologio, ma solo il ricordo di una persona a me cara che avevo sentito varie volte per telefono, in particolare, durante la sua malattia.
Costanzo, è bene specificarlo subito, era un compagno e come tale andrà ricordato, sia che si condividano le sue riflessioni filosofiche sia che non le si apprezzino.
Era stato tacciato da certa sinistra, teoricamente radicale ma concretamente molto satellitare, di rossobrunismo, una non ben chiara definizione di qualcosa o qualcuno che non sta né a destra e nemmeno a sinistra, pur stando da entrambe le parti, almeno nella fantasia sconfinatamente discriminatoria e demonizzante di certuni.

Costanzo invece era semplicemente un “compagno sveglio”, formatosi in maniera filosoficamente impeccabile e da ricordarsi in particolare per i suoi 35 anni dedicati alla paideia filosofica, di conseguenza, oggi, con lui, muore uno degli ultimi uomini liberi, fino a che questo termine potrà avere significato, specialmente quando non ci si piega al pensiero unico globalmente dominante, che è quello sempre più servile a cui gli intellettuali, specialmente accademici, si sono prostituiti. Non cercava glorie Costanzo Preve, anche se, dopo avere scritto quello che, secondo il mio modesto parere, resta il suo libro più bello e anche più divertente (un libro di filosofia che diverte, oltre a far pensare, è più unico che raro), per la vena corrosiva del suo pensiero: “Una nuova storia alternativa della filosofia”, rimase un po' male per lo scarso successo di critica ed editoriale che esso stava avendo, ma trascurando forse che i migliori libri, spesso e volentieri, sono quelli che solo un mondo migliore (che sa pensare soprattutto in maniera migliore) riesce apprezzare.
Quando gli feci notare che c'era qualche refuso da correggere mi disse che, in realtà, aveva fatto tutto da solo, come sempre, perché nessuno lo aveva mai aiutato anche solo a correggere certe bozze, ci rimasi molto male e gli offrii pure la mia collaborazione, ma ero arrivato troppo tardi.
Una delle cose più belle che mi avevano colpito dei suoi libri e che gli feci notare, è il fatto che non sono appesantiti da note, e lui mi rispose che quello era il suo stile, discorsivo, graffiante, ironico, meditativo, di quelli che, aggiungo io, hanno il pregio dell'immediatezza e della autenticità.
Sarei tentato di fare ogni tanto qualche citazione filosofica, parlando di lui, e sicuramente di inquadrarlo tra altri grandi filosofi del suo tempo, ma me ne astengo oggi, anzi, me ne trattengo vigorosamente. Perché questo è il momento in cui il dolore prevale sulla filologia, sull'ermeneutica e sulla stessa storia.
Magari altri lo faranno, se non vorranno invece sentire direttamente dalla sua voce la sua storia e le sue riflessioni, come ormai in molti stiamo facendo da tempo, soprattutto grazie ai video mandati in rete da Diego Fusaro e destinati a diventare preziosi documenti storici, o forse magari sarà Diego stesso a scrivere un libro sul “Compagno Costanzo”, dato che lui a chiamarsi così non aveva mai rinunciato, pur in assenza di compagni veri. Tenendo conto che un compagno vero resta sempre quello che si afferma e condivide "il pane" delle sue idee e della sua prassi, non tanto per contrapposizione, ma soprattutto per persuasione e capacità di coinvolgere e testimoniare.  Quando gli chiesi se ci fosse una nuova contrapposizione da sostituire alla vecchia dicotomia: destra-sinistra, lui mi rispose che sì, che oggi essa è rappresentata dalla opposizione al capitalismo e alla riduzione alla forma merce dell'essere umano e della natura. Allora replicai che, in fondo, questa non era una nuova contrapposizione, ma sempre l'antico Aut-Aut tra Socialismo e barbarie, magari oggi, aggiornato in Ecosocialismo o barbarie, dato che il Socialismo del XXI secolo riscopre il suo métron, proprio nel confronto con la limitatezza delle risorse naturali; lo sentii sorridere e rispondermi..."sì, è proprio così, compagno".
Magari di lui si parlerà più dettagliatamente nei convegni che saranno organizzati in futuro, ma adesso no, è meglio il silenzio, è meglio il ricordo dell'affetto provato quando lui diceva: “E sai, pensa che qualcuno mi considera addirittura il più grande filosofo vivente, io che ho sempre cercato di essere solo filosofo, ma non ho mai cercato la grandezza, anche se certe volte fa piacere” Per forza, caro Costanzo, è sempre la grandezza che trova te, non accade mai il contrario, un po' come succede anche con Dio, ovviamente per chi ci crede.
E la grandezza non ha colore, rosso o bruno che sia, né direzione, a destra o a sinistra che si voglia guidare. La grandezza è solo una espansione ed attuazione comunitaria, condivisa fino all'universale di un pensiero, del “tuo” pensiero.
Per cui invitiamo caldamente chi vorrà parlare di Costanzo, che lo apprezzi o no, ad evitare di menzionare colori o direzioni, limitandosi solo a nomi o a concetti.
L'ultima volta che l'ho sentito era come se fosse già molto lontano, gli chiesi una quindicina di giorni fa se poteva ancora scrivere e lui mi rispose senza rammarico ma in maniera secca di no, che aveva ancora la possibilità di rilasciare qualche intervista, ma era già , rispetto alle altre volte in cui ci avevo parlato, come se fosse altrove, interiormente sereno, forte, eppure avvertii anche profondamente distaccato, forse con l'animo già in viaggio..
Per ora non mi riesce di dire altro, dato che la commozione prevale, ma sono contento almeno di non avere appesantito questo mio ricordo con le solite storie retrospettive e comparative che affollano i necrologi. Magari mi esprimerò meglio in seguito..chissà..forse più "filosoficamente"..
Adesso riesco solo a ricordare l'ultima frase del suo ultimo libro:
“L'andare oltre toccherà ad ogni singolo lettore”
Un monito ed una esortazione che vive dentro di noi, ben più di una eredità.
 
PS
Costanzo non usava mai il web, era già fuori dalla caverna globale, fuori dalle ombre telematiche, ma non disdegnava di mandare qualcuno al suo posto per indicare la via d'uscita. Non lo ha fatto personalmente, ed è stato un bene, altrimenti, con ogni probabilità e con la sua sensibilità, ci avrebbe lasciato anche un po' prima..
Ciao Costanzo


Mario Luporini

Apprendo in questo istante (18:40 di Mercoledì 18 Dicembre) che Costanzo ci ha lasciati. Saltellando fra Italia e Germania la tristissima notizia non mi ha raggiunto prima. La lettura delle tre opere della ‘trilogia’ scritta a ridosso della caduta del Muro (Il Convitato di Pietra, L’Assalto al Cielo ed Il Pianeta Rosso) e quindi una piacevolissima nonché profonda chiacchierata che ebbi, quasi per caso, con lui a Firenze nel vicino-lontano 1993 mi hanno aiutato ad accettare e comprendere il collasso del Comunismo Novecentesco ed a scorgere il barlume della luce in fondo al tunnel del postcomunismo. Costanzo, a bordo della sua scialuppa, magistralmente pilotata nelle acque insidiose ed ingannevoli del ‘dopomuro’, mi ha aiutato a dare un senso a questi anni difficili e complessi e a non perdere mai di vista il…filo rosso che appare, scompare e riappare nel corso della storia. Buon viaggio e grazie infinite. 

mercoledì 18 dicembre 2013


OMAGGIO A COSTANZO PREVE 
 
 
 
 
Dalle edizioni ASTREE (Parigi)

Improvvisamente il filosofo italiano Costanzo Preve è mancato nella notte  
del 22 al 23 novembre, proprio mentre il suo libro « La Quarta Guerra  
mondiale » era appena pubblicato in Francia. La sua scomparsa  ci toglie  
non solo un pensatore d’eccezione, chi nelle sue ultime opere  
magistralmente applico alla postmodernità la grigla dell’analisi marxista,  
riesaminata alla stregua della tradizione filosofica europea; ma anche un  
grande umanista, massime a chi l’aveva conosciuto e frequentato. Ci  
rallegriamo di contribuire, seanche modestamente, a diffondere il suo  
pensiero nel nostro paese. Questa notizia dolorosa pero ci è un stimolo a  
raddopiare le nostre premure in questo senso. Ormai è venuto il tempo di  
addentrarsi nell'opera ingente che ci ha legata Costanzo Preve.

              Serge Gadal et Ekaterina Chtetcherbakova