La sua attività filosofica

La sua riflessione può essere distinta in due periodi successivi.

Nel primo periodo (1975-1991 circa), ha cercato di opporsi alla deriva post-moderna e dissolutoria seguita dalla stragrande maggioranza della sinistra italiana (in particolare dagli intellettuali legati al P.C.I.) con un recupero dei punti alti della tradizione marxista indipendente, del tutto estranea alle incorporazioni burocratiche del marxismo come ideologia di legittimazione di partiti e di stati (soprattutto l'ultimo Lukács, l'ultimo Althusser, Ernst Bloch, Adorno).

In un secondo periodo, dopo la fine del socialismo reale (che Preve chiama comunismo storico novecentesco 1917-1991), ed in dissenso con tutti i tentativi di sua continuazione/rifondazione puramente politico-organizzativa, ha invece lavorato su di una generale rifondazione antropologica del comunismo, marcando sempre più la discontinuità teorica e politica con i conglomerati identitari della sinistra italiana (Rifondazione Comunista in primis, ma anche la scuola operaista e Toni Negri in particolare modo).

Durante gli anni novanta i suoi interventi sono apparsi sia su riviste legate alla sinistra alternativa (L'Ernesto, Bandiera Rossa) che su riviste come Indipendenza e Koinè, dove Preve ha sostenuto l'esplicito superamento del dualismo Destra/Sinistra, approdando a posizioni antitetiche a quelle del filosofo liberal Norberto Bobbio (da lui considerato come il Benedetto Croce della Seconda Repubblica).

Nei primi anni del nuovo millennio ha collaborato con la rivista Comunitarismo, prima, e Comunità e Resistenza, poi. La sua ultima attività politica-culturale è legata alla rivista Comunismo e Comunità.

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