POLITICAMENTE CORRETTO...
...FONDAMENTALISMO SUNNITA, OCCIDENTALISMO IMPERIALE E STRATEGIA SIONISTA
DI COSTANZO PREVE
1. L'aver dichiarato per scritto
che, se fossi francese, avrei votato al primo turno Marine Le Pen ed
al secondo turno Hollande non poteva che suscitare critiche. Qui
prenderò solo in considerazione quelle che sono venute da amici (Andrea
Bulgarelli, Lorenzo Dorato, Alessandro Monchietto, Maria Serban).
Il primo tipo di critica sta nel fatto che è da incoscienti e un po'
provocatori violare così pesantemente il Politicamente Corretto, che
resta un codice di accesso e di ascolto nel solo campo che a me oggi
interessa veramente, quello filosofico. Pazienza.
Un conto è cantare fuori dal coro, cosa che faccio da vent'anni
circa, ed un conto è épater les gauchistes (traduzione: scandalizzare la
sinistra). In questo modo si fornisce facilmente un alibi per chi
ritiene (erroneamente) che io sia passato da sinistra a destra.
Il secondo tipo di critica rileva che la Le Pen ha una concezione al
massimo da "destra sociale tradizionale", evocando un ruolo imperiale
francese rinnovato e trascurando del tutto i rapporti sociali di
produzione fra le classi.
Il terzo tipo di critica segnala l'anti-slamismo radicale della Le Pen,
un anti-islamismo talmente radicale da sfiorare lo "scontro di civiltà",
le invettive della Fallaci, ed addirittura la paura dei minareti come
segno di proselitismo.
Il terzo tipo di critica è quello fondamentale. Risponderò brevemente anche ai primi due, ma l'unico importante è il terzo.
2. Ho amici personali di destra, centro, sinistra, apolitici,
laici e religiosi. La consuetudine personale non richiede esami di
dottrina politica. Non ho più invece "amici politici" di sinistra (ed
ovviamente neppure di destra) da almeno quindici anni. La rete offre
stupende possibilità di diffamazione, e ritengo sciocco averne paura.
Dire che si può votare Le Pen rappresenta una violazione estrema del
politicamente corretto del mondo degli intellettuali, che da circa un
ventennio hanno individuato nel "populismo razzista" il nemico
sostitutivo del vecchio ed arcaico capitalismo. Secondo me, chi
introietta i valori del politicamente corretto ha già fatto vincere
l'avversario, che non è né di destra né di sinistra, ma è colui che non
vuole in nessun modo sopportare novità "inquietanti", che mettono in
discussione sintesi assimilate. Da circa quindici anni non me ne importa
più niente. Magari si tratta di un subconscio infantile e provocatorio,
ma mi si consentirà di non dover pagare le spese di una psicanalisi per
sapere quale è la verità.
3. Più importante è l'obiezione (Lorenzo Dorato), per cui la Le
Pen "non ha un programma di sostanziale e forte correzione politica
strutturale in senso solidaristico", e che "la contraddizione economica
del capitalismo non è in alcun modo trattata".
Giustissimo. Perfetto. Sono pienamente d'accordo. Ma lo stesso Dorato
afferma che è meglio di "qualsiasi prospettiva globalista o
union-europeista dei neoliberali di destra o di sinistra". Bene, Dorato
si è risposto da solo. Il fatto che il programma della Le Pen non sia
"condivisibile" per un comunitarista, comunista e anticapitalista è
assolutamente ovvio.
Il fatto è che la Le Pen è meno "sistemica" di Mélanchon. Tutto ciò che
il sistema dei media unificato demonizza come populista e razzista deve
essere considerato non come buono a priori, ma almeno interessante. Se
la Le Pen vincesse (ma disgraziatamente è impossibile) farebbe un buco
nel muro, e poi da cosa forse nascerebbe cosa. Lo stesso Dorato scrive
che "qualsiasi proposta politica che mette in discussione i dogmi del
neoliberismo e del globalismo capitalistico è migliore della direzione
politica mostruosa intrapresa dalle classi dominanti negli ultimi venti
anni". E allora? Dorato si è risposto da solo.
4. E passiamo ora all'anti-islamismo. Qui le mie note saranno
necessariamente scarse e zoppicanti, data la mia fondamentale ignoranza
del problema. A proposito del mondo arabo le mie fondamentali letture
sono state Rodinson sulla questione del rapporto fra Islam e capitalismo
e Paciello sulla questione palestinese. Recentemente ho imparato molto
da un grosso libro di Eugene Rogan, Gli Arabi, Bompiani. Le
considerazioni che faccio sono dilettantistiche e politicamente
scorrette. Se scrivo sciocchezze, poco male. Chi se ne accorge mi
correggerà. La sola cosa insensata è autocensurarsi per paura di violare
il politicamente corretto. Così si perde senza neppure giocare.
5. Cominciamo con un'ovvietà storica, che però non fa mai male
ricordare. Prima che i musulmani "invadessero" d'Europa, nel senso di
un'immigrazione di massa, è stata l'Europa a "invadere" il mondo
islamico, dal Marocco all’Irak fino all'Afghanistan, ed è stato il
progetto politico sionista a scacciare dalla Palestina gli abitanti
arabi, sia musulmani che cristiani. Il mondo arabo ha dovuto impegnarsi
in faticosissime e sanguinosissime guerre di liberazione. Ma non ha
senso colpevolizzare il popolo francese, quello inglese e quello
italiano. Chi la vuole ancora usare, può usare la sempre nuova categoria
di "imperialismo". Essa è il solo antidoto al razzismo etnicista o al
fondamentalismo religioso. L'abbandono di questo concetto, avvenuto in
Europa circa trent'anni fa, ha portato con sé molte conseguenze
spiacevoli.
6. L'assimilazione di Nasser ad un capo fascista è stata
opera della propaganda sionista, cui sono seguiti Gheddafi, Saddam
Hussein e Assad. In generale, dopo il 1967 lo stato sionista di Israele
ha politicamente e militarmente deciso di annettersi l'intera
Gerusalemme e fette di Cisgiordania, ribattezzata Giudea e Samaria. Ma
il vero anti-islamismo a mio avviso (mi corregga un esperto, se vuole) è
stato posteriore al crollo endogeno del baraccone comunista, e quindi
viene dopo il 1989 e la teoria imperiale dello "scontro di civiltà", che
nella versione di Bush contrappone l'Occidente a due civiltà
"incompatibili", l'Islam e la Cina.
Ricordate la Fallaci? Se la Fallaci avesse osato scrivere sugli ebrei un
quarto di quanto ha scritto sugli arabi, sarebbe stata arrestata per
"incitamento all'odio razziale", anziché essere ospitata ed onorata sul
"Corriere della Sera". Poi, improvvisamente, a partire circa dal 2005
(ma già prima sporadicamente per il Kosovo e Sarajevo), i musulmani sono
diventati "buoni". Ma cosa è successo per causare quest'improvviso e
sconcertante rovesciamento di campo? Secondo me questa è la chiave della
questione, e mi permetterò di fare una artigianale ipotesi.
7. Nel suo romanzo Kim, Rudyard Kipling parla del "grande gioco"
in Afghanistan fra l'Inghilterra imperiale vittoriana e la Russia
zarista. Dovendo iniziare un rapido esame sulla connessione fra
fondamentalismo sunnita armato (detto anche impropriamente Islam
politico), occidentalismo imperiale americano (e saudita) e strategia
sionista, cominciamo dal "grande gioco" in Afghanistan nel decennio
1980-1990. Dopo l'intervento sovietico in Afghanistan si attivò
l'alleanza strategica fra servizi segreti Usa, monarchie dei
petrodollari ed esercito pakistano. In questa alleanza strategica i
musulmani divennero "buoni": vedi Ken Follett (cfr. Un letto dei leoni,
dedicato a Massoud), o il film di Stallone Rambo III.
Rimasero però "buoni" per un limitato periodo di tempo. Poi ci fu
l'incidente di percorso al Qaeda e Bin Laden, fino alle Torri gemelle
dell'11 settembre 2001. I musulmani diventarono "cattivi", a partire
dall'invasione dell'Afghanistan dei Talebani fino all'aggressione
all’Irak del 2003. Questa aggressione fu talmente illegale, ingiusta e
sfacciata che richiese una copertura simbolico-manipolativa "umanitaria"
(i popoli contro un feroce dittatore baffuto, poi impiccato), unita
però ad un anti-islamismo radicale (ricordo ancora la Fallaci). Ci
furono anche gli sciocchi di "estrema sinistra" che, in cerca affannosa
di un soggetto rivoluzionario sostitutivo della deludente classe
operaia, salariata e proletaria (o delle invisibili "moltitudini") ,
credettero di averlo trovato nei barbuti dell'Islam politico militante
armato.
Breve stagione di errore. Al Qaeda si rivelò un sanguinoso ma temporaneo
"incidente di percorso", in quanto se si fosse analizzato bene il nesso
fra Islam e capitalismo studiato da Rodinson (e da altri), si sarebbe
capito che l'islamismo fondamentalista è altrettanto omogeneo al
capitalismo globalizzato di quanto lo sia stato il calvinismo
protestante weberiano, certo con un elemento maggiore e più
istituzionalizzato di assistenzialismo sociale obbligatorio, su base
però prettamente privata e di gruppo. È invece il nazionalismo panarabo
anti-imperialista ad essere incompatibile, e si veda la ferocia con cui
l'imperialismo Usa, europeo e sionista lo ha distrutto (Irak 2003, Libia
2011) e cerca oggi di distruggerlo in Siria (l'Iran è un caso a parte,
in quanto persiano e sciita).
8. Si è perciò di fronte ad un paradosso, che come tutti i
paradossi apparirà però meno "kafkiano" non appena lo si interpreti
nella sua segreta razionalità apparentemente irrazionale. Da un lato, il
fondamentalismo sunnita, con la sua intollerante violenza, appare
l'elemento culturale più insopportabile ed incompatibile con la nostra
società di matrice occidentale e cristiano-illuministica, non importa se
di destra, centro o sinistra. Dall'altro il fondamentalismo sunnita,
dopo il limitato incidente di percorso di Bin Laden e di al Qaeda,
appare lo strumento ideale per la normalizzazione politico-militare da
parte di un'alleanza subordinata Usa-Arabia Saudita-Qatar-Europa con ciò
che restava di indipendente nel mondo arabo-musulmano.
9. In paesi come la Francia questo paradosso provoca schizofrenie
e paranoie del tutto particolari, data la presenza di milioni di
musulmani, di cui una parte (non maggioritaria, ma visibile e rumorosa)
di fondamentalisti sunniti e salafiti. Con tutti i suoi difetti, la
Francia è stata storicamente un paese capace di assorbire e di
assimilare ondate di milioni di immigrati portoghesi, spagnoli,
polacchi, italiani, armeni, ed anche di neri africani. Si tratta della
civiltà popolare che si può trovare nei romanzi di Simenon dedicati a
Maigret, e non solo. La sola componente etnica che si rivela
inassimilabile, e che grida di non volerlo fare, è quella di riferimento
fondamentalistico-sunnita.
Questo non mi porta personalmente all'anti-islamismo. Al contrario, la
mia posizione è quella di Tarik Ramadan. Ma mi scandalizzo in misura
minore di un certo anti-islamismo francese, che pure non condivido
affatto, perché tengo conto di questo elemento.
Il paradosso (a tutt’oggi non so ancora chi vincerà le elezioni
presidenziali in Francia, né al primo né al secondo turno) è che da un
lato Sarkozy vezzeggia elettoralmente l'anti-islamismo, e dall'altro
(vedi Libia, Siria, eccetera) è il principale alleato dell'Islam
politico, che è ormai completamente allineato all'emiro del Qatar, agli
Usa ed all'Arabia Saudita, e vedi l’uso sfrontato e propagandistico che è
stato fatto per pubblicizzare nei media occidentali la cosiddetta
"primavera araba". L'Occidente arma politicamente la stessa forza che ha
orribilmente linciato Gheddafi, che fa esplodere autobombe in mezzo
alla popolazione disarmata di Damasco, e che uccide gli stessi bambini
ebrei francesi a Tolosa.
Se si inquadra così il problema, non per questo verranno giustificate
certe puntate anti-islamiche di Madame Le Pen. Ma si potrà capire almeno
che sono un problema minore. Il problema maggiore sta nel fatto che
l'Occidente imperialista ha deciso, per i suoi sporchi interessi
neo-colonialisti, di appoggiare l’Islam politico "moderato", che invece
moderato non è, perché si porta dietro gli assassini salafiti agli
ordini dei sauditi, del Qatar e degli Usa.
Nessun commento:
Posta un commento
Invitiamo a lasciare commenti sensati. Insulti, provocazioni o attacchi personali non saranno tollerati.